Descrizione

Poco sopra l’Arnodera esiste una cava argentifera formata da varie gallerie sotterranee di cui si ignora il periodo dal quale è stata sfruttata. Gli archivi ne conservano solamente il ricordo di un effimero tentativo di ripresa nel XVIII secolo. La cava è stata rivisitata nel settembre 1996 da un gruppo di speleologi dell’Università della Provenza (Francia) che ha stilato un rapporto di visita che ora andiamo a rispolverare.

L'ORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO SOTTERRANEO
La rete visitata si sviluppa su circa una lunghezza di m. 450 e la gestione dello spazio sotterraneo sembra ben sfruttato. Si è riscontrato camere di estrazione, siti importanti come il “Canyon” ed i “traverso-banco”. Questi ultimi sono gallerie scavate in pezzi sterili di roccia e lo scopo è quello di rilevare tra di essi i cantieri di estrazione utili per la circolazione orizzontale degli uomini e dei materiali al fine di permettere l’estrazione. L’entrata all’interno della cava é possibile attraverso un “traverso-banco” d’accesso di m.50 di lunghezza e più “traverso-banco” si sviluppano all’interno della rete.
Tutte le gallerie di circolazione all’interno del Rouget hanno una forma perfettamente calibrata e regolare, a U rovesciata nelle quali si accede progressivamente accovacciati o a carponi. É certo che solo una piccola parte della rete é stata visitata. Ovunque si trovano frane e i lavori devono proseguire in estensione e in profondità. Possono esistere altre entrate, ma per localizzarle occorrerebbe fare una topografia sotterranea e un minuto prospetto della superficie.
Generalmente i minatori si urtano sovente con i problemi di estrazione e di evacuazione degli sterri. Ovunque è stato possibile penetrare, la cava é secca. Invece, come capita di sovente riscontrare, una parte degli sterri è stata lasciata sotto terra. I suoli sui quali si avanza sono fatti di riporti di modo che risulta impossibile senza disostruzione conoscere la reale ampiezza delle parti scavate.
Un abbaino di congiunzione é stato praticato tra uno dei “traverso-banco” e una cava di esportazione. Questo tipo di dispositivo si riscontra nelle gallerie “Renaissance” di origine germanica. Si tratta di un “Durschlag”, un semplice foro che permette ai minatori di comunicare tra di loro, facilitandone l’areazione ma che non doveva essere abbastanza grande da permettere il passaggio di una persona.

LE TECNICHE DI ESTRAZIONE
I cantieri di estrazione prendono la forma di camere, ma soprattutto delle spaccature sub-verticali che seguono la forma del filone minerario. Alcuni di essi possono risultare importanti come il “canyon” che misura almeno m. 8 di altezza. Per comprendere la dinamica dei lavori, occorrerebbe conoscere la geologia del settore e in particolar modo la genesi della messa in opera della mineralizzazione. Ugualmente é difficile comprendere come i minatori intaccassero la roccia. I tagli visibili sulle pareti sono di frequente rilevatori delle tecniche messe in opera: tortore centrale, salasso centrale o laterale a partire dal quale i minatori fanno esplodere la roccia…
Infine, le zone mineralizzate subiscono gravi degradi provocati da mineralogisti che cancellano in modo totale le antiche tracce. I tipidi utensili sono molto numerosi nei “traverso-banco”. I segni si sviluppano negli sterili. Le tracce corrispondono all’impiego di utensili di percussione, tipo scalpelli o punteruoli sui quali i minatori battono con una mazza. Queste tracce sono brevi, poco profonde e compaiono in modo irregolare sulle pareti, il che attesta una tecnica ed un utilizzo poco soddisfacente. Da un’esigua fessura é stato possibile accedere ad una piccola porzione della rete nella quale si trovano diverse buche di fioretto che testimoniano uno sfruttamento della polvere, dunque posteriore al resto della rete visitata. Queste buche sono di grosso diametro (cm. 3 circa), e possono essere datate dalla ripresa nel XVIII secolo.

L'EPOCA DEI LAVORI
Le vestigia conservate sono molto significative, particolarmente nella gestione dello spazio sotterraneo, ma con tecniche di abbattimento ancora poco “rigorose”. Lo sfruttamento della parte visitata non é stata data alla polvere; quindi si datano gli inizia in Europa dal XVII secolo (nello stato attuale di conoscenza).
D’altro canto negli archivi non si trova alcuna menzione di questa cava prima della ripresa avvenuta nel XVIII secolo. Sarebbe stato possibile lo sfruttamento nel Medio Evo oppure nei tempi moderni, senza che vi siano per forza dei riscontri visibili? Senza studi specifici, sarebbe al momento prematuro affermare che questa cava abbia origini romaniche.

Bibliografia

AIPSAM - Il Patrimonio Storico-Ambientale
E20PROGETTI Editore
ISBN 978-88-97816-99-7

Indirizzo e punti di contatto

Nome Descrizione
Indirizzo Borgata Arnodera

Mappa

Indirizzo: Borgata Arnodera, 51, 10050 Arnodera TO, Italia
Coordinate: 45°7'23''N 7°2'27,6''E Indicazioni stradali (Apre il link in una nuova scheda)

Galleria fotografica

Modalità di accesso

Al Km 3,600 della Strada Provinciale 254 del Pian del Frais, a pochi metri sopra la strada a quota 862 m s.l.m.
Per raggiungerla, chi arriva da Torino deve abbandonare la S.S. 24 del Monginevro all'uscita di Susa e svoltare a sinistra in direzione Pian Gelassa - Frais - Madonna della Losa.
Per accedere alla miniera è necessario prenotare una visita telefonando al numero del Municipio 0122 622912. Gli interessati verranno accompagnati da una guida abilitata.
Per la maggior parte dei tratti delle gallerie è necessario procedere in modo ricurvo.
Necessario caschetto di protezione e pila frontale (forniti dall'Amministrazione).
Tempo di visita: circa 30 minuti
Difficoltà del percorso: media

Allegati

Documenti

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